Prodi chiede una "santa alleanza"
A Romano Prodi non basta che il super lavoro dei torchi tributari abbia portato la pressione fiscale nel nostro Paese a intollerabili livelli record. Non gli basta nemmeno che esperti in spionaggio informatico stiano avviluppando le famiglie e la società italiane in una ragnatela di controlli invasivi degni di un autoritario Stato di polizia. No, il Professore vuole di più. Sogna un Paese prono e sfibrato, in cui tutti paghino quel che loro si chiede senza fare troppe domande e, soprattutto, siano contenti di sottostare a balzelli, accuse e gabelle d’ogni genere. Un Paese stremato e tuttavia sereno, come sereno dice d’essere, mentendo, il presidente del Consiglio.
Per ottenere questo risultato Romano Prodi vorrebbe che la Chiesa, con la sua autorevolezza morale e magistrale, indicesse una vera e propria crociata, impegnando i presuli e i parroci a tuonare contro gli evasori, contro coloro che mettono in discussione il potere di Visco e compagni di tassare al di là del sopportabile. Il desiderio il premier l’ha espresso in un’intervista a Famiglia cristiana, nella quale si è rammaricato perché i predicatori non tuonano contro i contribuenti riottosi, prospettando le fiamme dell’inferno a coloro che denunciano la sostanziale iniquità di certe cartelle esattoriali.
La richiesta di una “santa alleanza” fra pulpiti e Agenzia delle entrate dimostra che Romano Prodi ha una visione irriverente, riduttiva e strumentale dell’alto magistero morale della Chiesa cattolica. Come un satrapo d’altri tempi, vorrebbe che i sacerdoti si piegassero alle esigenze del potere temporale e predicassero una morale di Stato, anzi di governo. Vorrebbe, il Professore che le gerarchie ecclesiastiche “beatificassero” la sua politica economica che, anziché ridurre la spesa pubblica improduttiva, gli sprechi e i privilegi del ceto dirigente e della burocrazia improduttiva, punta esclusivamente sul progressivo e ingiusto aumento della pressione fiscale.
La Chiesa non può accettare il suggerimento e il rammarico del Professore. Le gerarchie cattoliche hanno più volte definito “peccato grave” l’evasione fiscale, ma nella loro profonda consapevolezza delle ragioni dei fedeli, hanno anche ribadito che soltanto un potere politico sobrio e responsabile più chiedere sacrifici, purché sia chiaro ai cittadini che le risorse così ottenute vadano realmente a beneficio dei soggetti più deboli della società. Non ad alimentare i privilegi dei potenti.
Al lamento di Prodi ieri ha risposto, sul Corriere della Sera, monsignor Forte, insigne teologo, il quale ha spiegato che in questa materia le gerarchie debbono attenersi, pur condannando gli evasori, a un principio di “cautela”. “Se a volte – ha dichiarato monsignor Forte – la Chiesa è cauta nella presentazione di questo tema, è perché il sistema fiscale non sempre sembra equo”. Con curiale prudenza il teologo ha chiarito perché i parroci non possono fare gli agit-prop di un governo vessatorio. “La gente – ha detto ancora monsignor Forte – ha una fondamentale onestà, ma vorrebbe vederla riflessa a livello delle leggi e del bene comune”.
Insomma, la Chiesa che sa ascoltare e capire la gente molto più di questo governo precario, sa che un sistema fiscale giusto riduce l’evasione fiscale molto più efficacemente delle inquisizioni di Visco.
Prodi vorrebbe che alla sua disastrosa politica fiscale fosse rilasciato un certificato di correttezza etica. Un desiderio irrealizzabile. Con la finanziaria, il governo ha dimostrato di essere andato al di là della pessima gestione delle risorse del Paese arrivando all’immoralità vera e propria.
Pochi esempi illuminanti. Il trattamento riservato alle famiglie numerose o con disabili è peggiore di quello riservato ai single, per via di un perverso gioco di detrazioni, addizionali eccetera. Con la riduzione dei trattamenti di reversibilità, sono state colpite le vedove dei dipendenti statali, donne avanti negli anni. Grazie alle nuove aliquote, in molti casi i contribuenti delle fasce medio-basse hanno visto peggiorare la loro situazione. Con le ultime proposte sul welfare, il governo – per dare un’offa alla sinistra radicale – si propone di colpire (con un prelievo speciale e la deindicizzazione) le pensioni di un ceto medio sempre più tartassato. È, questo, un altro esempio di sostanziale immoralità.
La solidarietà, il sostegno alle famiglie, il giusto riconoscimento dei meriti acquisiti restano soltanto temi di propaganda, la realtà è costituita dalla spoliazione selvaggia dell’Italia che lavora e che produce. E per tutto questo Prodi pretenderebbe anche la benedizione di Santa Romana Chiesa?