Il ministro Amato è digran lunga il peggior ministro degli interni non della seconda Repubblica ma dell'intera storia repubblicana. E' riuscito a superare sinanche l'attuale sindaco di Napoli, qund'era, prima donna in Italia, ministro dell'intenro. Nessuno si accorge che esiste, specie quelli a cui capita di tutto e di più in un Paese, l'Italia, dove sopravvivere è diventato un grosso problema, specie nelle grandi città, ma anche nei piccoli centri. Qualche volta, Amato, per far sapere che c'è appare sugli schermi televisivi e ne dice una delle sue, boriosamente convinto di essere qualcosa di più di zero. In verità c'è stato un tempo in cui sembrava che davvero fosse qualcosa di più...quando a farlo apparire tale era il Capo del Governo, quando Capo del Govenro era un certo Bettino Craxi. Era Craxi a fornire ad Amato l'occasione per "apparire" ciò che non era. Ma da quando gioca in proprio i limiti di Amato sono evidenti e macroscopici, nonostante i tanti "nani" con cui fa comunella di governo. Anche l'ultima uscita di Amato, quella sulla sicurezza, è apparsa ai più una retorica manifestazione di insulsa presa in giro per gli italiani. Tanto che è dovuto scendere in campo il ministro D'Alema per tentare di rendere seria la proposta di Amato in materia di sicurezza. Il nostro è un Paese dove la sicurezza dei cittadini è diventata un miraggio...dove ogni giorno i cittadini devono fare i conti no solo con la maxicriminalità che impazza ovunque, ma anche e sopratutto con una microcriminalità che è tanto diffusa da essere divenuta un male endemico della società italiana....talmente endemico da farne naturalmente parte, da esserne completamente permeata. E' la conseguenza di decenni di assoluta indifferenza rispetto a fenomeni tralasciati dagli operatori della Giustizia, ad inziare dai magistrati che di questi9 fenomeni hanno preferito non occuparsi, preferendo perseguire quei reati che garantivfano visibilità, fama e, talvolta, la elezione al Parlamento o, altre volte, la elezione asindaco di qualche grande città. Questi fenomeni si sono trasforamti nel tempo in vero e proprio cancro che, come dice D'Alema aggredisce sopratutto i più deboli, e perciò i più indifesi. E quale è il rimedio? Incominciare a perseguire i più deboli...i lavavetri e gli accattoni. Non è falso che questi costituiscano un problema e forse sono l'avanguardia, miserabile e sfruttata, di una ben più vasta organizzazione criminale che li organizza come una vera e propria azienda propria, li utilizza, li sfrutta e spesso li maltratta. Ma sarebbe ben poca cosa se polizotti e carabinieri si limitassero a perseguire l'ultima anello della catena, appunto il più debole, e non risalissero tutti gli anelli per giungere alla sua testa e a chi tira i fili di questa organizzazione che i caratteri, a questo punto, della maxicriminalità. Ma per raggiungere questo risultato occorrono tempo, pazienza e volontà. Tutti requisiti che spesso si evaporano appena passa la tempesta e cessa il clamore per qualche episodil più odioso che magari abbbia provocato i titoli sui giornali e le proteste della gente. Perchè ciò non accada occorerebbe che a capo del ministero degli interni non ci fosse un ormai logoro politco di lungo corso che nel gioco delle caselle è stato sistemato in quel posto, ma servirebbe un mastino, formato alla scuola della investigazione che sui tempi lunghi e sulla paziente attesa gioca la sua partita contro il crimine: non servono colpi a sopresa fini a se stessi, ma occorre individuare obiettivi e conseguire risultati che durino nel tempo e assicurino i cittadini non per un solo giorno o una sola settimana. Questa sicurezza non può fornirla Amato, con buona pace di D'Alema.