Partito Democratico
Nonostante le rassicurazioni, Veltroni si presenta come l’anti-Prodi perché, da quando è sceso in campo come leader in pectore del Partito Democratico, è entrato a gamba tesa sulle questioni di governo. Il discorso sulla necessità di uno ‘choc di innovazione’ è stato, in questo senso, un autentico ‘lapsus veritatis’. Veltroni è consapevole che per uscire dall’attuale fase di stallo bisognerà disarcionare Prodi e che lui ne sarà nello stesso tempo l’erede e il carnefice. Lui ha escluso di poter guidare il governo senza aver vinto le elezioni, e ha assicurato che il suo obiettivo è "quello di consolidare Prodi, non di sostituirlo". Una excusatio non petita che ha provocato la replica del ministro Parisi: "Mi sorprende e mi preoccupa - ha detto - che Veltroni abbia sentito la necessità di dirlo. È nelle cose, nella parte scritta e non scritta del nostro ordinamento, che a Palazzo Chigi si va sulla base di un voto popolare". Pd e governo sono dunque destinati a entrare subito in rotta di collisione.
Collocazione europea del Pd
La formula dell’Internazionale democratica evocata da Veltroni a Parigi sembra essere accolta nei suoi termini generali con un atteggiamento non pregiudizialmente contrario anche da tutte le componenti che daranno vita al futuro Pd. Salvo poi suscitare differenti punti di vista (a volte trasversali) nel momento in cui la prospettiva deve fare i conti col problema pratico della collocazione del nuovo partito nel prossimo Parlamento europeo, dove la parte progressista è rappresentata in maniera pressoché totale dal Pse. Su questo punto resta l’impasse di sempre. Per la Margherita il Pd, essendo un partito nuovo, deve avere l’ambizione di essere nuovo anche nel panorama europeo. Per i Ds, invece la collocazione naturale è nel Pse.
Sicurezza
L’anticipazione di alcune delle misure sulla sicurezza, che verranno inserite in un disegno di legge che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri entro settembre, ha già suscitato le perplessità della sinistra radicale, che chiede al governo di rivederle e di essere preventivamente consultata. I veti di Rifondazione e di Mussi potrebbero addirittura far saltare il varo del ddl entro settembre, e questo metterebbe in fibrillazione il cosiddetto partito dei sindaci che sulla sicurezza non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. Il ministro Ferrero, però, guida la componente che pensa di risolvere il problema sicurezza esclusivamente con politiche di mediazione sociale nelle città. E sui lavavetri la polemica resta accesa, visto che perfino Di Pietro è critico: "È demagogia pura pensare che lavare i vetri possa essere considerato un reato. Che facciamo per prendere il lavavetri? Ci mettiamo tre o quattro poliziotti.? Quanto ci costa poi il processo?
Legge elettorale
La Casa delle Libertà ha dato il via al confronto sulla legge elettorale, Chiti è disponibile al dialogo ma mette sul piatto le riforme istituzionali. Ora si attende che il centrosinistra trovi l’accordo al proprio interno e definisca una bozza-base di riforma del sistema elettorale. Equazione impossibile perché le posizioni restano abissalmente distanti tra il partito referendario e i cespugli di sinistra estrema e di centro che vedono nel referendum un’arma per eliminarli dalla scena politica. Accantonata l’ipotesi di intesa sul sistema tedesco, l’Unione resta profondamente divisa su una riforma che Napolitano continua a chiedere a gran voce.
Tasse
"Già dalla prossima Finanziaria". Rutelli ha usato lo stesso avverbio utilizzato da Veltroni per rilanciare il taglio delle tasse nella prossima manovra d’autunno. Un appello che rinsalda quell’asse Veltroni-Rutelli di cui si parla da settimane e che si contrappone al duo Prodi-Padoa Schioppa che insiste con la riduzione del debito pubblico e il contenimento della spesa prima di progettare un calo della pressione fiscale. "La riduzione del peso fiscale - ha detto Prodi - potrà avvenire solo dopo una profonda riqualificazione della spesa pubblica". Ma Rutelli e Veltroni non fanno un passo avanti solo rispetto alla prudenza di Tps e Prodi: vanno, soprattutto, controcorrente rispetto alla sinistra radicale, Rifondazione comunista in testa, pronti a sostenere nuove spese attraverso l’imposizione di nuove tasse. Anche sul fisco, il ticket Veltroni-Rutelli sta lavorando ai fianchi il governo Prodi.
Rendite finanziarie
Ferrero, ministro della Solidarietà sociale, non ci sta. Allo stop di Prodi sulla polemica riguardo alla tassazione al 20 per cento sulle rendite finanziarie, ha risposto con parole che suonano come un avvertimento al governo. "Segnalo a tutti gli esponenti della maggioranza che l’armonizzazione delle aliquote con cui tassare le rendite finanziarie è prevista dal programma con cui l’Unione si è presentata alle elezioni; è stata prevista nel collegato alla Finanziaria 2007 varata dal Consiglio dei ministri a fine 2006; è richiesta dalla mozione con cui la maggioranza ha approvato al Senato, poche settimane fa, il Dpef 2007. In politica gli impegni presi debbono essere mantenuti oppure no? Io penso di sì". La polemica è quindi tutt’altro che finita dopo il botta e risposta tra il sottosegretario Grandi e il premier.
Finanziaria
Il 10 settembre i ministri consegneranno a Padoa-Schioppa le loro proposte sulla legge Finanziaria che dovrebbe essere approvata entro settembre. "Collegialità" è la parola chiave indicata dal professore. La manovra, secondo il premier, dovrà essere di sviluppo ma anche di sostegno per le fasce più deboli. fermo restando il principio che qualsiasi nuova iniziativa di spesa dovrà avere la sua copertura, anche valutando la possibilità di tagli in altri settori. Ma riguardo a tagli, risparmi di spesa e tregua fiscale, Rifondazione ha messo in chiaro le cose: "Le risorse per la spesa sociale non possono essere coperte solamente dai tagli. E a proposito del taglio dell’Ici, Ferrero ha detto "Io sono d’accordo nel tagliare le tasse ai redditi medio-bassi e per non tagliarle ai ricchi".
Tesoretto
Quella che sembrava una buona notizia, col passare dei giorni ha assunto sempre più i contorni di una nuova grana per il governo. A dividere la maggioranza è la domanda: che fare dell’aumento del gettito da autoliquidazione? Dove indirizzare i 4 miliardi in più rispetto alle previsioni del Dpef? La parola d’ordine dell’esecutivo sembra essere quella di "abbassare le tasse" ma la sinistra radicale già parla di mettere mani al Protocollo sul Welfare e intervenire su pensioni e lavoro precario. All’orizzonte, insomma, si profila un nuovo tormentone "tesoretto". Che per Padoa Schioppa semplicemente non esiste: l’extragettito "è solo una variazione minima che riguarda il 2007 e non sappiamo quanto può essere ripetuto nel 2008".
Welfare
La manifestazione del 20 ottobre contro la riforma del Welfare varata dal goverrno è al momento la mina d’autunno più pericolosa sulla strada di Prodi. Al corteo saranno presenti anche alcuni ministri, che daranno una dimostrazione plastica della schizofrenia dell’Unione di lotta e di governo. Ma Rifondazione, Verdi e Pdci non hanno alcuna intenzione di fermarsi: "Da parte nostra non c’è nessun aut aut, nessun ricatto - dicono - ma solo la volontà di far rispettare il programma, che prevede il superamento della legge Biagi. E chi il 20 ottobre si schiererà con Cazzola per manifestare a favore della legge 30 si porrà automaticamente fuori dall’Unione". E, scorrendo il programma uscito dall’Officina prodiana, si scopre che su questo punto l’ultrasinistra ha perfettamente ragione.
Afghanistan
Il ministro degli Esteri ha appena detto che i rischi per i nostri soldati in Afghanistan aumentano ogni giorno che passa, aggiungendo però che sarebbe irresponsabile ritirarsi e lasciare il Paese in mano ai Talebani. Un ragionamento responsabile che ha innescato le reazioni negative dell’ala pacifista dell’Unione, che invoca il rispetto degli impegni e dunque il ritorno da Kabul di tutte le truppe. Cova ancora sotto la cenere, poi, la polemica sull’allargamento della base americana di Vicenza.
Alitalia
Anche sulla questione Alitalia la maggioranza è divisa. Per il presidente della Camera Bertinotti, "un Paese che si colloca ai primi posti della scala mondiale non può fare a meno di una compagnia di bandiera così come non può fare a meno di un’industria automobilistica". L’impostazione è chiara: ci sono degli assetti strategici in cui è lecito un intervento dello Stato nel settore privato. Quindi, a proposito della privatizzazione della compagnia di bandiera, per il presidente della Camera "se dovesse esserci una defaillance dei privati non ci sarebbe nulla di male in un intervento dello Stato". Ma l’ala liberista è di tutt’altro avviso.
Ici alla Chiesa
Avere vantaggi fiscali: sarebbe questo il peccato commesso dalla Chiesa e per il quale la Commissione Ue - sollecitata dal ministro Bonino - chiederà "informazioni supplementari" al governo italiano. Al momento non è stato ancora deciso se sarà aperta un’inchiesta, ma nel caso in cui la Ue avvii l’indagine si tratterebbe della prima volta che la Chiesa finisce nel mirino dell’Antitrust europeo. La sinistra laicista esulta, ma i Teodem della Margherita sono già insorti: "Chi invoca il cambiamento della legge sull’Ici rispetto alla Chiesa cattolica ne ignora la straordinaria capacità sociale, l’impegno con i giovani, il servizio ai più fragili, agli emarginati, agli immigrati, alle famiglie in difficoltà. La Chiesa ha una rete capillare ed estesa di iniziative sociali, non si può chiedere l’Ici come se fossero a scopo commerciale".