Se l'attuale governo non lascerà al più¹ presto le stanze del Palazzo che inutilmente occupa, l'Italia sarà condannata e perdere le grandi sfide economiche e organizzative che si profilano. Da quando Romano Prodi si è insediato a Palazzo Chigi la realizzazione delle grandi opere e delle infrastrutture necessarie al sistema-Paese è praticamente bloccata, eccezion fatta per gli eterni lavori sulla Salerno-Reggio Calabria. Il blocco non è dovuto nè alla congiuntura sfavorevole nè a manchevolezze tecniche delle imprese appaltatrici, ma semplicemente alle lacerazioni interne al governo che, su questo come su altri problemi, esprime posizioni contrastanti che paralizzano ogni decisione. C'è una sinistra radicale e ambientalista che vagheggia un'Italia arretrata e isolata dalle grandi reti di traffico stradale, ferroviario e marittimo che si stanno realizzando in Europa e c'è una sinistra che dice di essere moderna, ma non riesce a sottrarsi ai ricatti degli antagonisti e subisce, condannando il Paese.
Questa divisione si è tradotta, in consiglio dei ministri, in un aspro scontro fra il ministro delle Infrastrutture, Di Pietro, e il responsabile dell'Ambiente, Pecoraro Scanio. Insulti, parole grosse. Il primo ha accusato il leader dei Verdi di esercitare tutti i trucchi burocratici possibili per sabotare, con sorda tenacia, la realizzazione delle grandi opere.
Tav e dintorni
E' stato soltanto l'ultimo in ordine di tempo di una lunga serie di scontri. Di Pietro ammette che la realizzazione della Tav è a rischio, proprio perchè tutti gli intoppi posti nella valutazione dell'impatto ambientale hanno creato ritardi che diventa impossibile colmare. Senza contare che gli oppositori governativi dell'alta velocità quando non riescono a sabotare con le armi della burocrazia, sanno come mobilitare la piazza, grazie alla contiguità che conservano - sia i verdi che i comunisti - con i "movimenti". Quella di Di Pietro è una dichiarazione d'impotenza: ha riconosciuto che la coalizione al potere non può contare su una maggioranza necessarie e sufficiente per realizzare la tratta ad alta velocità Torino-Lione.
La situazione è aggravata dal groviglio di competenze e incompetenze creato nel pletorico governo del Professore: il ministro delle Infrastrutture non si deve scontrare quotidianamente con quello dell'Ambiente, deve fare anche i conti col titolare dei Trasporti, Bianchi, designato dal Pcdi.
Tutta la sinistra radicale si è posta fra gli obiettivi principali quello di cancellare lo sforzo di ammodernamento avviato dal governo Berlusconi con l'avvio delle grandi opere. Il grande sconfitto è il Paese, prevalgono l'odio fazioso e la cecitù ideologica.
E non è in pericolo soltanto la Tav. Sono a rischio anche la tangenziale di Mestre, mentre non si avvia la realizzazione della Bre-Be-Mi. La complicità di certi partiti contrari alla modernizzazione esalta e difende il potere d'interdizione e di veto esercitato da enti e organismi locali e tutto ristagna.
Il grande gelo
Pochi giorni fa, l'amministratore delegato dell'Enel, Fulvio Conti ha affermato che nel prossimo inverno il nostro Paese rischia di restare al freddo e al buio. L'Italia dipende principalmente dalle importazioni di gas dall'Algeria e della Russia. Non c'è da stare tranquilli perchè gli aumenti mondiali dei consumi, oltre che condizioni di turbolenze politiche, specie all'Est, potrebbero rendere problematiche le forniture o ridurle. La situazione sarebbe di gran lunga migliore se il nostro Paese potesse ricevere il gas via nave, ma per farlo dovrebbe disporre di "rigassificatori", impianti mai realizzati per l'opposizione sorda della solita sinistra radicale e ambientalista. Il ministro Pecoraro Scanio ha tentato di minimizzare l'allarme di Conti, ma un altro esponente del governo, Bersani, ha riconosciuto che il pericolo è reale, "siamo al pelo".
Il rischio di "black out" è concreto perchè l'Italia non dispone nemmeno di grandi depositi di stoccaggio. Di recente è stato chiesto di ampliare uno di questi depositi, a Settala, nel Milanese, proprio perchè si potessero costituire delle scorte sufficienti per diversi mesi. E' subito scattata una operazione di sabotaggio basata su interpretazioni pignole e cavillose delle norme, ad opera del solito ministero dell'Ambiente.
Veti e rifiuti
Sono passati pochi mesi, ma non si è cancellato il ricordo di una Napoli infernale, ammorbata dalle montagne di rifiuti e dai fumi dei cassonetti incendiati.
Una gravissima emergenza, che ha danneggiato l'immagine dell'Italia. Altro che Terzo Mondo. Anche là¬, in una città che legava non poche speranze alle opportunità della stagione turistica, da anni non si riescono e realizzare i "termovalorizzatori" per l'opposizione irriducibile delle solite forze del "no", abilissime nel mobilitare piazze ed enti locali. Mentre Bassolino diffondeva la leggenda metropolitana di un "rinascimento napoletano" che non c'è, città e province vicine affondavano fra discariche e smaltimenti illegali che hanno arricchito soltanto la camorra.
Non appena lorsignori avranno tolto il disturbo, bisognerà rimboccarsi le maniche e riguadagnare il tempo perduto. Che è tanto.
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