Ricordate quando Massimo D’Alema si ergeva a censore di Silvio Berlusconi? Ricordate quando nella passata legislatura non lesinava critiche e sosteneva che egli, come Cesare Previti, si difendesse dal processo e non nel processo? E ricordate come, in modo acritico e supponente, metteva su un bel piedistallo quei magistrati "che facevano il loro dovere" e che il centrodestra stava cercando di bloccare in modo illegittimo? Beh, scordatevelo. Coinvolto, e pesantemente, nel caso Unipol D’Alema sta facendo peggio di ciò che contestava al centrodestra, con la copertura complice del Corriere della Sera e di editorialisti filo-sinistra quali Vittorio Grevi. Perché se da una parte il ministro degli Esteri attacca a testa bassa il Gip milanese Clementina Forleo, dall’altra in Senato la sua maggioranza ha messo a punto un emendamento che cerca di bloccarla e di insabbiare il coinvolgimento dei Ds nel caso Unipol.
Alla Festa dell’Unità di Modena D’Alema ha accusato la Forleo di aver commesso "una abnorme invasione di campo", "un atto palesemente illegittimo".
Secondo il presidente diessino la richiesta del Gip al Parlamento di utilizzare le intercettazioni dei parlamentari è "una cosa che non le compete". Perché alla fine "ci preoccupiamo tanto della crisi di credibilità della politica, ma un altro problema è il ridursi della credibilità della giustizia".
In pratica, per l’integerrimo Massimo D’Alema, se la magistratura indaga sui Ds perde di credibilità e quindi sono legittime anche le critiche più feroci, quando invece nel mirino c’è Berlusconi, allora i giudici fanno fino in fondo il loro dovere e le critiche sono solo un attacco all’autonomia e all’indipendenza delle toghe.
Quel che è peggio, tuttavia, è il sotterfugio che sta mettendo in atto la sinistra per tagliare le unghie alla Forleo. Con la bocca ancora piena delle accuse alla CdL di aver varato leggi ad personam, la maggioranza - lei sì - ha preparato un emendamento che è ritagliato alla perfezione per il caso Unipol. L’emendamento prevede che un Gip per avere l’autorizzazione della Camere all’utilizzo delle intercettazioni dovrà indicare i reati per cui sono perseguiti quei parlamentari.
Se non saranno indicati (e non è possibile poiché le intercettazioni sono inutilizzabili fino all’autorizzazione delle Camere) il via libera non può essere concesso, se non per procedere contro terzi.
Un circolo vizioso che di fatto impedirebbe la pubblicazione delle intercettazioni e salverebbe D’Alema e compagni. Davvero una plastica rappresentazione di come al Botteghino usino con grande disinvoltura due pesi e due misure.