Lettera dell’On. Raffaele Fitto al Direttore de "La Gazzetta del Mezzogiorno" pubblicata il 22 settembre 2007
Caro Direttore, sono estremamente sorpreso dai contenuti dell’articolo pubblicato ieri a pag. 3 del Suo giornale in merito ai costi della politica e, in particolare, all’iter che portò ad aumentare i consiglieri regionali nel corso della passata legislatura.
Il giornalista, spero solo per scarsa conoscenza, scrive erroneamente “Tutto nacque da quel voto all’unanimità che l’allora Giunta Fitto ottenne in Consiglio (pochi mesi prima delle elezioni regionali del 2005) per aumentare da 60 a 70 il numero dei consiglieri regionali. Tanti temevano di sparire dalle urne e l’ex Governatore Raffaele Fitto – cito testualmente il testo dell’articolo – forte di una convergenza tra maggioranza e opposizione ottenne il via libera dall’allora ministro dell’Interno Beppe Pisanu all’aumento, nonostante i numeri non lo consentissero".
Queste affermazioni sono false.
L’aumento dei consiglieri fu disposto con l’art. 24 dello Statuto della Regione Puglia. Non fu la Giunta a portare in aula il testo del nuovo Statuto, ma arrivò in Consiglio come “Proposta di legge statutaria della Settima Commissione Consiliare permanente". La Commissione, composta da maggioranza e opposizione e presieduta dall’allora consigliere Tedesco, ci lavorò quasi tre anni, arrivando all’approvazione in Consiglio in prima lettura il 21 ottobre del 2003 e in seconda lettura il 3,4,5 febbraio 2004, quindi non sotto elezioni, ma ben un anno prima.
Assolutamente falsa è anche l’affermazione in base alla quale il sottoscritto, pur di arrivare all’aumento dei consiglieri regionali, avrebbe chiesto il via libera all’allora ministro dell’Interno Beppe Pisanu. In primo luogo mai mi sono adoperato personalmente per giungere all’aumento dei consiglieri; poi il ministro Pisanu non è mai stato chiamato in causa, anche perché il ministero dell’Interno non ha alcuna competenza in materia. Tutt’al più lo Statuto poteva essere osservato in Consiglio dei Ministri dal ministro delle Regioni, ma non è avvenuto. Potrei anche aggiungere che io personalmente, come si evince dal resoconto della seduta di Consiglio del 3 febbraio 2004, avevo più di qualche perplessità e dichiarai testualmente di “Non condividere pienamente lo Statuto e di non considerarlo quello che avrei voluto". Lo ritenevo e lo ritengo comunque la migliore sintesi possibile delle molteplici posizioni di tutte le rappresentanze politiche presenti all’epoca in Consiglio regionale.
Non proseguo su questo tema per non unirmi al coro di qualunquismo che anima purtroppo questo dibattito sui costi della politica.
L’unico atto compiuto ad oggi dalla Regione Puglia nel senso del contenimento dei costi, è la riduzione del 10 percento delle indennità, non deciso dalla Giunta Vendola, ma imposto dall’ultima Legge Finanziaria del Governo Berlusconi e recepita dal Comitato Tecnico politico insediato dal Presidente del Consiglio Regionale Pepe e composto da maggioranza e opposizione. Apprezzo molto anche il lavoro che il Presidente Pepe sta conducendo con maggioranza e opposizione e che già sta portando ad un risparmio dei costi di funzionamento del Consiglio Regionale.
Questo è lo spirito giusto per affrontare il problema, non quello di chi sale in cattedra, bacchetta e chiede rasoiate agli altri mentre è in una situazione di assoluto privilegio, per carità assimilabile a quella del sottoscritto e di tanti altri.
Come è stato paradossale sentire il Presidente della Camera, Bertinotti, dire che è d’accordo con Beppe Grillo, mentre continua a percepire lo stipendio e i benefit da Presidente della Camera, e percepirà una lauta pensione, è altrettanto paradossale in Puglia sentire il Presidente della Regione chiedere sacrifici agli altri avendo alle spalle 4 legislature alla Camera (con pensione di oltre 5mila euro al mese a partire d 50 anni) e percependo da quasi tre anni e senza fiatare né cercare di cambiare la legge, lo stipendio da Presidente della Regione che un domani gli darà una seconda pensione di circa 4mila euro per un totale di 9mila, circa 9 volte quella di un operaio medio.
Scenda quindi dalla cattedra il Presidente e si ponga, come è, al nostro stesso livello. Spieghi a quell’operaio medio a cui tante volte in passato si era sentito “vicino", che prenderà una pensione di nove volte superiore alla sua. Perché lui, come noi, è in una condizione di effettivo privilegio. Non c’è alcun dubbio che i tagli vadano fatti e che l’attuale disparità tra quella che viene considerata “Casta" e il resto del Paese vada eliminata. Ma partendo dalla consapevolezza che oggi siamo tutti “Casta". Perché fomentare i popoli contro i “privilegi" della politica continuando ad essere un privilegiato, significa solo aggredire le Istituzioni e screditarle ulteriormente, allontanando sempre più i cittadini. ON. RAFFAELE FITTO - RESPONSABILE PER LE POLITICHE DEL MEZZOGIORNO DI FORZA ITALIA