E' di ieri la notizia che il Gup di Roma, su richiesta del PM, ha rinviato a giudizio per "omicidio volontario contro lo Stato italiano all'estero", il soldato americano ritenuto responsabile della morte del capo dei servizi segreti italiani Nicola Calipari mentre questi trasportava all' aeroporto di Bagdad la giornalista italiana del Manifesto, Giuliana Sgrena, appena liberata dai rapitori iracheni. Abbiamo grande rispetto per la Magistratura e pur non commentando questa decisione del GUP, confidiamo che i giudici di merito sapranno distinguere tra la "volontarietà" e la "occasionalità" dell'evento che determinò la morte di Calipari. Ci è infatti assai difficile immaginare che il soldato LOZANO, nato a migliaia di chilometri da Roma e dalla Calabria, possa aver nè mai conosciuto, nè mai desiderato la morte di Calipari il quale, va detto per amor di verità, non faceva l'impiegato del catasto, ma l'agente segreto, mestiere, questo, che nel conto ha la possibilità di incorrere in incidenti anche mortali. E' quel che è successo a CALIPARI, morto per un maledetto intreccio di circostanze, in un luogo dove sono morti a migliaia i soldati americani dall'inizio del conflitto. Soldati che non si tirano indietro e fanno il loro dovere, lì dove li si comanda. Anche a liberare gli ostaggi di nazionalità non americana. Nelle stesse ore in cui il GUP di Roma ha dato il via alla sua singolare richiesta di giudizio contro Lozano, infatti, su internet è stato diffuso il video integrale dell'azione dei commandos americani che liberarono i tre ostaggi italiani, tra cui il pugliese Cupertino, catturati dai ribelli iracheni che ne avevano ammazzato uno, QUATTROCCHI, di cui tutti ricordiamo la morte coraggiosa ed eroica. Nel video, solo ora, e ci pare del tutto non casuale la coincidenza, trasmesso integralmente, è filmata l'azione dei commandos americani, i migliori delle truppe speciali statunitensi, mentre intervengono nel luogo dove gli ostaggi erano tenuti prigionieri e li liberano. Per fortuna in quella azione nessun soldato americano ci rimise la vita, ma avrebbe potuto accadere. Se fosse accaduto chi mai avrebbe avviato alcuna azione nei confronti degli incauti italiani, tra cui un panettiere, che si erano messi a giocare alla guerra, e quindi indirettamente responsabili della morte di uno o più soldati americani? La risposta la sappiamo, e per questo stupisce anche la "amara" soddisfazione della vedova di Calipari, nel frattempo divenuta senatrice diessina, per la decisione americana di non consegnare alla giustizia italiana un suo soldato la cui colpa è quella di essere stato nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Ma che di sicuro non è un assassino.