Lorenzo – in coma – ha sposato Francesca, tra il silenzio e l'indifferenza delle Istituzioni.
Celebrato in Rianimazione all'ospedale militare “Celio” di Roma il rito religioso e civile fra il militare gravemente ferito in Afghanistan – durante il blitz che ha portato alla liberazione sua e del collega, sequestrati – e la madre dei suoi figli
Italiani in Afghanistan ROMA - «È stato un “sì” silenzioso, ma è come se fosse stato gridato, quello di Lorenzo D’Auria, giovedì sera nel reparto di rianimazione dell’ospedale militare Celio, a Roma. Alla fine della vita Lorenzo D’Auria si è sposato con la sua compagna Francesca». È quanto si legge su “Il Quotidiano Nazionale”.
«L'agente del Sismi, di 33 anni - si legge sul quotidiano – è in coma irreversibile per le ferite subite durante il blitz che lunedì scorso in Afghanistan ha liberato lui e un suo collega dai talebani che li avevano rapiti».
«Il matrimonio è stato in primo luogo un grande atto d’amore», dice il padre di Lorenzo, Mario. «Mio figlio e Francesca avrebbero sempre voluto sposarsi, ma le tante missioni all’estero, i pochi giorni di licenza, avevano sempre impedito che si potesse organizzarlo. Poi c'è un altro aspetto, la necessità che mia nuora possa accedere ai diritti di una vedova di un militare fra l’altro caduto per motivi di servizio e con tre figli piccolissimi. Ma più di tutto mi preme il primo aspetto: Francesca e Lorenza si amano e ora sono marito e moglie».
«Lorenzo - conclude il “Quotidiano Nazionale” - è tenuto in vita solo da un respiratore artificiale e, avvenuto lo sposalizio, spetta ora prevalentemente alla moglie decidere se e quando staccare la spina. Sarà una scelta obbligata, non vi sono speranze. È stato possibile far sposare Lorenzo e Francesca sia per la Chiesa che per lo Stato. La prima prevede, nel diritto canonico, il “matrimonio in articulo mortis”, che consente deroghe qualora per “urgenza di morte del coniuge” non vi sia altro tempo».