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 SICUREZZA: ECCO IL PACCHETTO, MA E' QUASI VUOTO Data: 09/10/2007
Appertiene alla sezione: [ Politica ]
Un tabaccaio è stato ucciso a colpi di pistola in provincia di Napoli, nel corso di una rapina.
All’ennesimo morto ammazzato - il tabaccaio Francesco Gaito di Sant’Antimo, Napoli - ecco materializzarsi da parte del governo il “pacchetto sicurezza”. Il termine “pacchetto” già non promette bene: è sinonimo di misure spezzettate, nessuna delle quali realmente incisiva. Studiate più per non scontentare nessuna delle parti in causa che per risolvere i problemi. I precedenti, pacchetto casa, pacchetto previdenza, pacchetto welfare, pacchetto tasse, sono lì a dimostrarlo.

Il pacchetto sicurezza è infatti un compromesso tra governo e sindaci. Questi ultimi da mesi sono protagonisti di misure sull’ordine pubblico che hanno guadagnato le prime pagine: dai lavavetri di Firenze agli zingarelli di Livorno, tutti finiti nel mirino di primi cittadini di sinistra. Un tempo la sicurezza, strettamente connessa con l’immigrazione, era un cavallo di battaglia del centrodestra. Contestatissimo: basta pensare ai cosiddetti sindaci-sceriffi di Treviso e Verona. Ora la sinistra ha scoperto che la sicurezza è un argomento sensibile, che magari rende in termini di consenso. E dunque ci si è gettata a capofitto, ma in ordine sparso.
Si moltiplicano anche le ricette per la prostituzione e la droga, tra stanze del buco (qui il FORUM) e parchi dell’amore, telecamere e avvisi a casa. Nessun sindaco, però, ha voluto accettare i poteri di polizia, sia pure limitati all’ordine pubblico: troppe responsabilità, troppi rischi di impopolarità.
Il presidente dell'Anci, Leonardo Domenici con il sindaco di Bologna e presidente ANCI dell'Emilia Romagna, Sergio Cofferati e il ministro dell'Interno Giuliano Amato
Da qui il compromesso. E infatti nel pacchetto c’è di tutto: rafforzamento di misure cautelari, giro di vite sui beni confiscati, potenziamento degli uffici giudiziari, procedimenti d’ufficio contro i graffitari, test antidroga, delega ai sindaci di “firmare ordinanze” (ma non ce l’hanno già?), potere ai prefetti di espellere extracomunitari pericolosi, rinforzi per il personale di polizia “recuperando agenti negli uffici”.
Trovate qualcosa di strano? Sì, si tratta di misure già note, già annunciate mille e mille volte. Insomma, un accordo al ribasso tra il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, e l’Anci, l’associazione dei comuni d’Italia. A parte la cronica mancanza di fondi e personale - per esempio negli uffici giudiziari - e l’improbabile annuncio di “soldi da trovare nella Finanziaria”, c’è un punto che mina alla base la credibilità del pacchetto: sarà un disegno di legge che dovrà prima ottenere l’ok del Consiglio dei ministri, poi quello della Conferenza Stato-regioni, infine del Parlamento. Con la situazione attuale nella maggioranza e in Senato, un itinerario che definire irrealistico è dir poco.
Se siamo di fronte a un’emergenza, allora bisognava agire per decreto. Lo si fece per gli stadi, non si è trovato modo di farlo per i morti nelle strade. Ma oggi chi ha la forza di imporre un decreto?

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