A distanza di 15 anni dal fatidico 1992 e di 13 dal 1994, anno dell'avvento del maggioritario che doveva aprire la strada al bipolarismo e conseguente bipartitismo, in Italia si contano ben 43 partiti ufficiali, di cui ben 35 con rappresentanti eletti al Parlamento Nazionale o a quello Europeo. Altro che bipartitismo, siamo diventati un Paese da terzo o quarto mondo, con partiti-schegge che fanno impazzire il mondo politico. Nč ad alcuno venga in mente di sostenere che la nascita del Partito democratico trasformerą d'incanto questo Paese in un Paese "normale". Del resto gią all'annuncio della nascita del P, da uno dei due partiti fondatori č nato un altro partito, la Sinistra Democratica di Mussi dal quale si č poi staccato il sen. Angius che pure era stato socio fondatore, il quale Angius č approdato per il momento nei socialisti che a loro volta si uniscono, si dividono, si riusniscono, e poi si ridividono. Lo fanno da quando sono nati. Noi siamo proporzionalisti convinti e siamo convinti assertori del ripristiono della preferenza che restituisca ai cittadini il diritto di scegliere nella rosa dei nomi proposti dai partiti, ma siamo anche dell'avviso che occorre stabilire una soglia di accesso, anche abbastanza consistente, per impedire che ogni briciola elettorale abbia la sua parte e interferisca nella vita politica senza avere nessuna consistente forza elettorale. Altrimenti, ad onta di tutto, il sistema piolitico italiano continuerą ad essere fragile e incapace di assicurare maggioranze stabili e governi efficienti. Al di lą dei colori e della buona (o cattiva) fede di chiunque.