UN COMUNE SU DUE HA AUMENTATO GIÀ L’ADDIZIONALE IRPEF
La busta paga diventa sempre più leggera. Da qualche giorno sono entrati in vigore, nella maggioranza degli oltre 8mila Comuni italiani, le famigerate «addizionali comunali sull’Irpef» (vedremo per quanto riguarda il nostro comune, cosa farà?). Gli aumenti saranno intorno al 50%, toccheranno un italiano su due e porteranno nelle casse delle amministrazioni locali un miliardo di euro. Fino all’anno scorso le addizionali comunali erano state «congelate» dal governo di centrodestra. Ma la Finanziaria approvata lo scorso dicembre ha concesso ai Comuni, per volontà del ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa e dal suo vice Vincenzo Visco, la facoltà di aumentare fino a un massimo dello 0,8% il prelievo sui redditi. Un «regalo» che avrebbe dovuto compensare i tagli ai finanziamenti degli Enti locali, e che in realtà contribuirà ad assottigliare ulteriormente lo stipendio degli italiani, già decurtato dalla riforma dell’Irpef approvata dalla manovra. A marzo scatteranno nuovi e consistenti salassi, con l’ingresso dell’addizionale Irpef per il 2007 (in tutto circa 440 milioni di euro) e dell’anticipo del 30% sull’addizionale per il 2008 (più di 500 milioni di euro) per quelle amministrazioni che hanno comunicato al ministero le nuove aliquote.
Non tutti i Comuni hanno approfittato della «licenza di tassare» decisa dal governo. Tra le città più virtuose la palma va a Milano, che ha lasciato a zero l’aliquota. Analoga decisione, ma con aliquote consistenti, è stata presa da Napoli (0,50%), Genova (0,47%) e Bolzano (0,20%). Altre giunte hanno invece deciso rincari fino al 600%. È il caso di Perugia, che dallo 0,1% è salita allo 0,8%. Sono stati un po’ più generosi il sindaco di Roma Walter Veltroni (+150%, dallo 0,2% allo 0,5%) e il primo cittadino di Bologna, Sergio Cofferati, che ha aumentato l’imposta del 75% (dallo 0,4 allo 0,7%), attirandosi gli strali del segretario della Cgil (e suo successore alla guida del sindacato rosso), Guglielmo Epifani. Il leader sindacale, che pure aveva avallato le decisioni del governo, ha tuonato contro Cofferati per l’aumento indiscriminato, anche in considerazione del fatto che la Regione Emilia-Romagna, il ds Vasco Errani, ha deciso di aumentare l’addizionale regionale dallo 0,9% fino a un massimo dell’1,4%. La doppia stangata, secondo i calcoli del Sole24Ore, costerà ai cittadini di Bologna fino a 362 euro.
Non andrà meglio per i cittadini di Aosta, che nel 2006 non pagavano alcuna addizionale, e che nella busta paga di marzo troveranno un prelievo dello 0,3% sull’imponibile. A Campobasso e l’Aquila l’imposta comunale è raddoppiata (dallo 0,4% allo 0,8%), stesso rincaro per gli abitanti di Palermo e Parma (dallo 0,2% allo 0,2% allo 0,4%), un po’ meglio agli abitanti di Salerno (dallo 0,4% allo 0,6%). Ma la stangata non si ferma qui. Il governo ha deciso di dare tempo agli enti locali fino al 31 marzo per decidere se ritoccare o meno al rialzo anche l’Ici (l’imposta comunale sugli immobili - a Toritto paghiamo lo 0,5 per mille sulla prima casa e lo 0,7 sulla seconda e sui terreni edificabili ) e la Tarsu, la tassa sulla raccolta dei rifiuti. La loro decisione, come ha stabilito la Finanziaria, sarà retroattiva dal 1° gennaio di quest’anno, e porterà con ogni probabilità un altro salasso per le tasche dei cittadini. Per il popolo delle buste paga le amare sorprese non sono finite. Poveri noi in che mani siamo finiti. Ma la domanda che mi pongo è la seguente: se per tutto il 2006 ci sono state molte entrate fiscali, era d’uopo adottare misure di aumento delle tasse? Ma questo governo, che si prendi i meriti di altri, non si rende conto che rende sempre più povera le famiglie, che rallenta lo sviluppo? Come disse Giulio Tremonti, già ministro delle finanze, meno tasse, più sviluppo; più tasse meno sviluppo e rallentamento della crescita del Paese. Ricerca a cura di Giuseppe Paccione