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 DOWN A GARDLAND: L'OTTOVOLANTE VIETATO Data: 19/10/2007
Appertiene alla sezione: [ Il commento del giorno ]
ECCO LA CRONACA DI UN FATTO CHE CI INDIGNA E CHE DOVREBBE INDIGNARE TUTTI: A GARDALND SI NEGA AI RAGAZZI DOWN DI SALIRE SULL'OTTOVOLANTE PERCHE RITENUTE DALLA DIREZIONE DI GARDLAND "PERSONE CON PROBLEMI PSICHICI". CI ATTENDIAMO CHE INTERVENGANO LE AUTORITA' PER PORRE FINE A QUESTA SCANDALOSA AZIONE DELLA DIREZIONE DELLA GARDLAND.

L'idea era quella di trascorrere una giornata di fine settembre a Gardaland, a provare l'emozione delle montagne russe, il brivido di lanciarsi a tutta velocità nello spazio, e l'adrenalina di essere letteralmente centrifugati a metri d'altezza. Un gruppo di ragazzi down padovani se l'era studiata bene la gita nel parco di divertimenti più famoso d'Italia. Treno, panini, iPod nel marsupio. «Ci siamo portati anche i vestiti di ricambio perché pensavamo che ci saremmo bagnati sulle canoe, invece per noi c'erano solo giostre per bambini» dicono ora con l'amaro in bocca: «E' così, ci hanno fatto sentire dei diversi».

Succede sabato 29 settembre. Arrivano da Padova 10 ragazzi down tra i 18 e i 30 anni, con altrettanti accompagnatori. Ma appena varcato il cancello viene messa loro in mano la «mappa per i disabili », con tanti simbolini di divieto sulle attrazioni più emozionanti. Perché in base alla mappa di Gardaland le persone down fanno parte della categoria «ospiti con problemi mentali/psichici». Quindi non possono mettere piede in nessuna delle 12 attrazioni «adrenaliniche », ad esclusione del «Saltomatto », giostra per bambini. «Abbiamo protestato, non potevamo crederci — denuncia Patrizia Tolot, presidente veneta dell'associazione Dadi (Down, autismo e disabilità intellettiva) — perché le persone down non sono malati psichici. Loro si sono sentiti umiliati e delusi. I ragazzi hanno cercato di far valere le proprie ragioni, hanno raccontato alle signorine che si occupano dell'accoglienza dei disabili cosa fanno, dove studiano, dove lavorano. Ma sono state irremovibili. "Le regole sono regole" ci hanno detto. Eppure tutti quanti sono sportivi, atleti dell'Aspea, tra loro ci sono anche campioni di nuoto e sci». Danilo Santo, direttore del parco, dice di essere «dispiaciuto», ma è deciso: «Ci sono regole sulla sicurezza ben precise, e io ne sono il diretto responsabile. Noi compriamo le giostre, e i costruttori ci forniscono le prescrizioni. Poi, con il buon senso, mettiamo alcune restrizioni. Tre anni fa è stato deciso con la collaborazione di esperti che lavorano con i disabili di preparare una guida ad hoc in cui abbiamo specificato le attrazioni che si possono fare a seconda delle varie disabilità. E i down rientrano tra i disabili mentali/ psichici. Noi vogliamo solo tutelarli ed evitare che capitino incidenti. Dobbiamo mettere in discussione la classificazione? Noi cerchiamo di migliorarci e la guida è già stata aggiornata in passato».

«La verità — spiega Franca Bruzzo Torti, coordinatrice delle 70 associazioni di Down — è che va visto con quali criteri sono state fatte certe valutazioni. Le persone down non soffrono di una disabilità psichica, ma intellettiva. Io dico che, sempre nel rispetto della sicurezza, non è giusto negare un'opportunità a una persona down, perché ogni caso è differente. Ci sono ragazzi down che fanno rafting, possibile che non siano in grado di andare sulle canoe di Gardaland? Solo un accompagnatore è in grado di valutare cosa un ragazzo può fare o no. Come coordinatrice delle associazioni chiedo che si apra un tavolo per fare una valutazione con criteri corretti». Patrizia Tolot un passo in questo senso l'ha fatto. Ha telefonato al direttore di Gardaland per offrire un contributo nello stilare una nuova mappa. «E' una terminologia vecchia parlare di disabilità intellettiva per i down — concorda Antonella Costantino, direttore di Neuropsichiatria dell'infanzia al Policlinico di Milano — e negare in assoluto e a priori è sbagliato. Ogni situazione va valutata. Nella fascia dei down lievi non è assolutamente scontato che salire su certe giostre non vada bene. In queste decisioni sono gli accompagnatori ad avere un ruolo importante».

Cristina Marrone - panorama

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