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 A PROPOSITO DI COSTI DELLA POLITICA, PERCHE' NON SI ELIMINANO I REVISORI DEI CONTI, NEI COMUNI E N Data: 19/10/2007
Appertiene alla sezione: [ Opinione ]
Nella finanziaria 2008 è previsto, salvo ripensamenti e marce indietro, che si devono ridurre i costi degli enti locali, attraverso la riduzione del numero dei consigleri comunali, degli assessori e la eliminazione dei consigli circoscrizionali nei comuni inferiori ai 250 mila abitanti. Tra l'altro è previsto lo sfoltimento del numero delle Comunità Montane eliminando dal novero dei comuni montani quelli ubicati al di sotto dei 600 metri sul livello del mare. E le Provincie? Quelle restano, sebbene siano enti totalmente inutili, che dovevano essere elimiate con l'arrivo delle Regioni nel 1970, e che invece addirittura aumentano con quel che costano. Vedremo quel che resterà delle previsioni dopo la valanga di emendamenti che sono stati proposti dalla maggioranza e dalla opposizione e se davvero i costi della politica risulteranno diminuiti. Per quanto attiene i Comuni la riduzione del numero dei consiglieri e degli assessori ci sembra poca cosa rispetto alla necessità di un radicale mutamento di approccio alla tematica. Dopo le esperienze recenti ci sembra che vada rivisto l'attuale assetto normativo che tiene in vita due organi che si contrapppngono inutilmente, specie dopo la elezione diretta del sindaco, cioèil Consiglio e la Giunta. Si dovrebbe favorire una legislazione "americana". In America, patria della moderna democrazia (ma le regole americane sono diffuse un pò ovunque) i comuni hanno un solo organo che assomma in sè le funzioni da noi divise tra Giunta e Consiglio. Questo unico organo è composto dal sindaco e da un numero di componenti che varia a seconda del numero degli abitanti. Sia il sindaco che i componenti del Consiglio vengono eletti con voto diretto dai cittadini in collegi uninominali: unico per il sindaco e tanti quanti sono i consiglieri per questi ultimi. Cosicchè alla fine nel Consiglio si ritrovano tutti gli eletti con uguali diritti e doveri. Ma questa rivluzione copernicana non può trovare colocazione nella legge finanziaria che non è una legge ordinamentale, mentre invece potrebbe essere affrotnata nel nuovo Testo unico che il ministro Lanzillotta sta metendo a punto. In Finanziaria potrebbe trovare spazio invece la eliminazione del Collegio dei Revisori dei Conti. Questo organo, isituito dalla legge 142 del 1990, che doveva servire ad assicurare il rispetto della legge nei Comuni, in verità si è rivelato solo uno strumento per favorire gli amici e garantire loro lauti stipendi, per il resto servono a ben poco. Prendi il caso del Comune di Toritto. Senza andare indietro nel tempo, basta l'ultimo esempio. La maggioranza, con il parere favorevole di due funzionari comunali che l'esprimono contravvenendo alle regole della buona amministrazione, dichiara in atti formali e ufficiali di violare il PATTO DI STABILITA' fissato dalla legge finaziaria del 2007, il Collegio dei Revisori dei Conti correttamente lo rileva ma non succede nulla, cioè la maggioranza approva la deliberazione che viola la legge. Allora a che servono i revisori dei conti? Megli eliminarli e eliminandoli si eliminerebbero circa 25 mila lauti stipendi pagati dai Comuni. E quello dei Revisori dei Contr è solo un esempio dello spreco che si fa del danaro pubblico per far finta di garantire correttezza amministrativa.

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