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 UN BRUTTO COLPO PER VELTRONI Data: 21/10/2007
Appertiene alla sezione: [ Il commento del giorno ]
Ieri a Roma la sinistra radicale, la sinistra alternativa, la Cosa Rossa, o comunque si chiami tutto ciò che sta a sinistra del nascente partito democratico ha giocato un brutto scherzo al "buonista" Veltroni, appena incoronato re e imperatore del soggetto politico "nuovo" che è più vecchio del vecchio. Che siano stati 500 mila, 700 mila o un milione di partecipanti come enfaticamente dichiara Giordano in nome e per conto di Bertinotti, presidente della Camera, poco importa. Erano tanti e in tanti hanno dato l'ultimatum a Prodi. C'è poco da fare. La vittima desisgnata è questo governo, il governicchio di Prodi, nato male, vissuto peggio e forse destinato a morire in maniera ridicola che è peggio del peggio. Morirà sotto i colpi non tanto della opposizione ufficiale ma, giusto per essere d'accordo per una volta con il capo dell'UDC Casini, per mano dei suoi. Non per scomodare la storia, perchè questo è un govenro che al più può essere oggetto di cronaca, ma c'è chi ricorda che anche Cesare morì per mano del figlio traditore. Figlio adottivo, ma pur sempre figlio che inflisse il colpo mortale al "dittatore". Prodi non è un dittatore, è solo un approfittatore, approfittatore delle contingenze, delle casualità, delle occasioni, del vuoto che c'è a sinistra e dell'abituale ricorso, come accade ovunque, alle mezze figure quando si temono le "figure". Questa è stata la storia di Prodi che si è seduto sugli scranni più alti senza avere particoalri doti, neppure quella dell'eloquio e tanto meno della chiarezza e della capacità. Ora i nodi verranno al pettine, prima ancora di quanto potesse immaginare. Forse l'azzeccherà Berlusconi, forse no, sui tempi (il leader della Casa delle Libertà ha annunciato la caduta di Prodi per novembre)) ma dopo ieri la sorte di Prodi è segnata e la strategia di Veltroni dovrà subire una impennata suo malgrado. Si andrà alle urne con questa o con un'altra legge elettorale rabberciata in fretta e furia in primavera al più tardi e qualunque cosa accada una cosa è certa: di Prodi non sentiremo più parlare.

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