Ieri in Consiglio dei Ministri è andato in scena il dramma in più atti "Mastella contro Di Pietro: vince Mastella per uno a zero". Almeno per il momento. Perchè in Consiglio dei Ministri Mastella ha ricevuto la riconferma della fiducia di Prodi e quindi del Governo a lui e alla politica del Ministero che guida, cioè la Giustizia. E Di Pietro' Di Pietro, dopo le feroci polemiche andate in onda un pò ovunque e dopo aver polemizzato anche in Consigklio dei Ministri, ha dovuto abbozzare e per il momento ha dovuto cedere dinanzi alla minaccia di Mastella di dimettersi e mandare all'aria il governo. E Mastella, super furbo, che per l'occasione ha chiesto consiglio alla supervolpe della politica italiana, cioè Andreotti, ha vinto il round, perchè il primo ad avere paura di una crisi di governo dallo sviiluppo imprevedibile è proprio Di Pietro che a differenza di Mastella non ha un elettorato fisso e ben individuabile, ne ha uno assai variopinto, eterogeneo e volubile, quanto lo sono i moralisti a buon mercato, proprio come Di Pietro. Del quale sarebbe istruttivo per tutti leggere ciò che ha scritto Panorama, non smentito np querelato, a proposito della gestione personalistica e individuale del partito che ha fondato e dei quattrini che questo ha sinora ricevuto dallo Stato, cioè 22 milioni di euro, a titolo di rimborso di spese elettorali. Di Pietro, fustigatore dei costumi altrui sin dall'epoca di Mani Pulite, nojnè quelo che si può definire uno stinco di santo, ma gli piace salire in cattedra e sia pure scivolando su grammatica, sintassi, accenti ed apostrofi, bacchettare tutti e tutto. Lo ha fatto acnhe questa volta con Mastella che se non è un puritano non è certo uno che se le prende senza darle. E non è il caso di entrare nel merito della pomo della discordia perchè è evidente atutti che il caso Catanzaro è solo una scusa che Di Pietro ha usato per attaccare Mastella, come se non facesse parte dello stesso governo e non abbia fatto aff8damento sui voti di Mastella per sedersi sulla poltrona di Ministro delle Infrastrutture le quali, a dire di Mastella, non hanno fatto un solo passo in avanti da quando ministro è Di Pietro. Ecco, al di là di Catranzaro, questa storiella è servita solo a dinmistrare una volta di più che questo governo, il govenro di Prodi, si regge sul contrario di ciò che dovrebbe tenere unita una compagine governativa: si regge non sulla condivisione di un percorso ma sulla diffidenza reciproca sia tra le diverse componenti del governo (cattolici e sinistra moderata da una parte e sinistra alternativa dall'altra) sia tra i diversi membri del governo come nel casoldela lite MASTELLA-DI PIETRO. Poi c'è anche il caso Catanzaro le cui carte sono state questa mattina trasferite a Roma, al Tribunale dei Ministri, composto da Magistrati, che potrà verificare se la comperenza ad indagare spetti a quel consesso o spetti alla Magistratura ordianaria. Cosa c'è di trascendentale in ciò? Semmai è trascendentale che il magistrato di Catanzaro non lo abbia fatto immediatamente quando si è incrociato con due membri del governo, Prodi e Mastella, nell'ambito dell'inchiesta ch stava svolgendo. La prima garanzia dell'impiuato è che venga giudicato dal giudice naturale. Non lo sapeva il magistrato di Catanzaro? Opuure è l'ennesima riprova che i giudici, taluni giudici, pensano di poter riscrivere la legislazione a proprio piacimento? E' accaduto spesso nel passato, specie in danno di esponenti del centrodestra, specie in danno di Berlusconi, nel silenzio assordante di tutti. E' accxaduto ora in danno di esponenti e non di secondo piano del centro sinistra ed è scoppiata la bagarre. Forse è tempo che i giustizialisti in servizio permanente efettivo, quelli che come i professionisti dell'antimafia secondo Sciascia facevano carriera all'ombra della mafia, la smettino di usare la giustizia non per fare giustizia ma per fare carriera.