Sfiduciato Claudio Petruccioli, presidente ulivista della Rai, dalla Commissione parlamentare di vigilanza su via Mazzini. Con un voto unanime, in realtà frutto di un’alleanza tra Casa delle Libertà, Rosa nel Pugno, Italia dei Valori e Udeur.
Stessa sorte toccherà probabilmente all’intero consiglio d’amministrazione, dove di recente a Carlo Maria Petroni, che era stato nominato dal Tesoro con il governo di centrodestra, è subentrato Fabiano Fabiani, vicino a Walter Veltroni, su designazione di Tommaso Padoa-Schioppa. Siamo al rompete le righe in Viale Mazzini, dove le nomine si intrecciano da sempre con i grandi cambiamenti politici. A proporre la sfiducia è stato un deputato della Rosa nel Pugno, Marco Beltrandi: pur appartenendo alla maggioranza si è mosso da posizioni garantiste verso l’opposizione. A suo avviso la nomina di Fabiani non era affatto tecnica ma politica, e squilibrava a vantaggio del governo i rapporti di forza nel vertice Rai. Alla risoluzione della RnP si sono uniti l’intera Cdl, ma anche Udeur e IdV, i partiti di Clemente Mastella e Antonio di Pietro.
Che cosa ha unito le tre piccole formazioni del centrosinistra, che fino a ieri erano ai ferri corti? Semplice: il bersaglio è il Partito democratico, che temono diventi egemone a sinistra, a cominciare proprio dalla Rai. Gli altri parlamentari dell’Unione, una volta verificato che c’erano i due terzi della commissione necessari a sfiduciare Petruccioli, hanno deciso di non partecipare al voto. Poco prima il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, del Pd, aveva tentato di bloccare l’operazione: “Un buco tecnico della legge Gasparri non consente al Parlamento di sfiduciare il Cda della Rai”. Non è stato evidentemente ascoltato. Il centrosinistra subisce dunque un’ennesima sconfitta. Lontano, ma non troppo, da Palazzo Chigi. La Rai si trova in alto mare e può gestire solo l’ordinaria amministrazione: proprio oggi la direzione generale ha iniziato a discutere il piano industriale. Ma l’operazione è tutta politica, ed ha come obiettivi, appunto, Walter Veltroni e Romano Prodi.